Critica
I valori di bellezza e poesia nei dipinti di Marcello Arzuffi
Quando la pittura rappresenta, propone soltanto una parte della propria tipicità: l’altra, più cogente ma meno visibile, vive nell’intimità del colloquio fra l’artista , la composizione, le linee , il colore, la soggettività del tessuto ideativo. Qui matura il senso del rapporto arte-poesia e si sviluppano moralità ed estetica dell’artista.
I reconditi misteri del contatto con il dipinto – nel caso specifico del pittore Marcello Arzuffi – affermano il desiderio di ‘andare oltre’ il dato visivo per non confondersi con la sola rappresentazione iconografica ed ancor meno con la tecnica. Gli ‘sguardi’ che Arzuffi proietta sulle persone e sulle cose mentre appartengono all’allegoria poetica, si incarnano in un dipingere fatto di ricerca, di sensazioni che si accumulano e di tensione emotiva. Mirano a riscoprire il valore dell’essere approfondendo la gioia di ritrovare gusti, aneliti, segreti, angoli, visuali, speranze. Ecco l’ ’andare oltre’, per misurare se stesso – e il lavoro pittorico – con le emozioni che la poesia – quasi un profeta stimolatore - suggerisce e riporta alla visibilità dal vissuto interiore.
Aver prestato attenzione convinta – e scelta linguistica - a figure attinte dalla realtà africana – modesta e consueta, priva di sobbalzi intellettuali - , umanità che si racconta per la bellezza dell’ esistere e diffonde sensi di dolce condivisione tra natura e stile di vita, testimonia in Arzuffi la misura di partecipazione nei confronti di memorie perdute e da riguadagnare. La sua poetica è intrisa di coinvolgimento e di ammirazione , quanto gli sguardi limpidi che la accompagnano, l’una e gli altri manifestazioni del bisogno acuto di sintonizzarsi sulla profondità e semplicità del Bello presente nella familiarità dei mille gesti quotidiani delle piccole dimensioni. E’ una sorta di abbraccio fecondo di luce, di armonia, di qualità di vita, di contrasto (rasserenante) alla concitazione confusionaria della civiltà che attornia l’artista e lo delude.
I dipinti sono narrati nello stile della comunicazione immediata: i colori cercano e chiedono àmbiti di poesia leggera e di umiltà e nell’unità cromatica costruiscono momenti di abbandono e di quiete capaci di ridonare stimoli allo spirito; intensa è la raffigurazione, rapida ,di uno scorcio o di una postura, non leziosa né ampollosa né tantomeno fotografica; vibra la ricerca di sfondi apparentemente neutri la cui presenza è segnale di attenzione verso l‘ignoto che si materializza e ‘collabora’ con la figura al centro; infine si valorizzano la proprietà espressiva e il rigore dei ‘tagli’ compositivi, linee equilibrate, volti e corpi, luoghi e angoli, ingressi e mercati, lavatoi e mercanzie, personaggi e tavolate d’incontro, donne che vivono nella quotidianità antica e contemporanea, uomini che ripetono gesti remoti, bimbi che giocano secondo la fantasia che li riannoda ad esperienze immutate.
Figlio e nipote d’arte, con un dna familiare di prestigio, talento che trasmette sapienza e gusto e predilige il ritmo per far emergere dai dipinti i preziosi anelli di poesia , Marcello Arzuffi persegue il cammino dell’ artista lineare, coerente, inventivo. Riflettendo sulla pittura come mezzo connaturale di ricerca e scandaglio nel proprio ‘io’ (inquieto e tuttavia aperto ai valori dell’Infinito) si spinge – tra immagini e tepori, sul difficile sentiero della bellezza - là dove gli ‘Sguardi’ incrociano l’ autentica e non contingente dimensione dell’essere.
Amanzio Possenti
11 febbraio 2012
Marcello Arzuffi: nella continuità il gusto di un talento sempre nuovo
C’è un delicato filo di continuità, non solo affettiva, nell’opera del pittore bergamasco Marcello Arzuffi, nel recuperare le sponde storico-culturali del passato familiare , il nonno Pasquale, affreschista di talento, e papà Luigi ,artista di straordinaria capacità e sintesi espressiva. Da essi si è alimentato, abbeverandosi al gusto del bello e del vero, traendo stimoli al confronto e coniugando la storia della loro feconda esperienza con la tensione contemporanea del nipote e figlio alle prese con una figurazione costantemente scavata e riscavata nella severità della ricerca e dell’intuizione.
Il suo muoversi sullo scenario della pittura corrisponde a scelte precise: coerenza nello stile ( mai aperto al compromesso), fedeltà alla misura dell’equilibrio fra toni e segmenti narrativi, amore per la riscoperta dei valori propri del vedere, emozione davanti alla singolarità anzi unicità di un volto , partecipazione alla sofferenza dell’invenzione , gioia dell’esprimersi secondo consolidata autenticità narrativa, recupero della bellezza quale metro di racconto, fluidità e rigore della composizione, libertà d’espressione davanti a qualsiasi tipologia di soggetto, identificazione del profilo-base di una corretta linea di sviluppo interna al dipinto, al disegno e all’affresco (cosicchè l’opera scorra e non sia prigioniera di sobbalzi effimeri e sconclusionati),irradiamento del colore quale metamorfosi del quadro non solo come supporto linguistico, controllo severo di ogni aspetto del nucleo espositivo, intensa calibratura nei giochi di cromìe che si accostano anziché contrapporsi.
Marcello Arzuffi è pittore che sa incantarsi davanti al Bello : si spiega la grande disponibilità alle pennellate armoniose che ‘parlano’ all’animo del fruitore prima di descrivere, si capisce il perché del suo affidarsi alla luce e all’atmosfera come a colloqui interiori , si evidenzia il suo approfondire gli sguardi quali connotazioni esclusive, si rispecchia la nobiltà di un sentire poetico intriso di amorose corrispondenze con la Bellezza in qualsivoglia modo si presenti, nel volto di una giovinetta berbera , nella tensione didascalica del viso di Giovanni Paolo II, nei luminosi sentimenti di un ritratto d’uomo come nella melodia di una maternità. Sono segnali di una contemplazione vissuta del Mistero che circonda l’umanità, sotto ogni angolo di osservazione: e di sicura maestrìa.
Come il papà Luigi – che fu un romantico tessitore del Bello e del Buono, nonché del Vero – Marcello Arzuffi sollecita la propria vigorìa espressiva verso esperienze nuove, di ricerca ansiosa e impegnata, quasi che il contatto con l’esterno – nelle figure come negli estri affreschisti dei personaggi sacri che popolano le volte delle chiese , nei ritratti fedeli , perspicaci e ritmicamente affascinanti, nei disegni in cui il tratto è fermo e fresco, nella totalità del suo essere Artista – lo ricaricasse di ulteriori responsabilità: quelle di chi , sapendosi nelle condizioni di esprimersi a livelli elevati, scopre contestualmente che il proprio dire pittorico è fonte inesauribile, quanto misteriosa, di contemplazioni rassicuranti e felici.
L’Arte pittorica , in Marcello Arzuffi, è non solo un dato tecnico di qualità elaborata e personale, ma soprattutto un desiderio coinvolgente di autonomia che sospinge ai valori di un Assoluto perennemente da conquistare. Arte da avvicinare, per l’uomo d’oggi, al di là dei suoi grovigli intimi.
Amanzio Possenti
Marcello Arzuffi
Per questo conoscere di persona l’artista è una grande fortuna perché consente di capire qualcosa in più della sua arte; l’autore e le sue opere sono, infatti, le due facce, complementari ed incredibili, della stessa medaglia.
Perciò nella solo apparente semplicità delle forme, nell’unità dei colori e dei toni, si rispecchia la personalità di questo artista semplice, deciso verso ciò che ama e verso ciò in cui crede, coerente con se stesso e con le proprie idee, umile, forse troppo se si osserva l’impegno, la tecnica, lo studio, la meticolosità, la pazienza, la dedizione e l’energia che riempiono ogni suo sguardo riflessivo che precede sempre le decise pennellate che lentamente danno forma al quadro.
Ogni composizione si dispiega potente nella sua umile quotidianità.
L’arte racchiude in sé il credo spirituale dell’artista capace di dar forma, attraverso macchie di colore giustapposte, agli aspetti più poveri e semplici della vita di tutti i giorni.
Sospesa in un istante che rimarrà per sempre eterno la realtà nella sua verità più concreta è sempre presente in ogni sua opera, dove si può scoprire il suo sguardo attento verso quelle parti della realtà che se ad un altro potrebbero apparire vuote e senza valore, per lui divengono invece primarie poiché in esse riesce a vedervi la potenza della semplicità raccontandola attraverso l’impressione filtrata dal suo “io”; tutto ciò non può non smettere di affascinare chiunque riesca ad avere uno sguardo simile sulla natura e sulla realtà.
Elena Zilio
Mostra personale , Aprile 2009
Artricoli pubblicati in occasione della mostra personale di Marcello Arzuffi dell'aprile 2009 al centro culturale San Bartolomeo di Bergamo :
- dal giornale 'Il popolo cattolico' di Treviglio
- dal giornale 'L'eco di Bergamo' di Bergamo
- dal giornale 'Il popolo cattolico' di Treviglio
- dalla rivista 'Le Arti a Bergamo'